Dalla Silicon Valley sino in Italia, le nuove sfide al sistema bancario tradizionale.

Sulla scia di quanto già accaduto Oltreoceano, il sistema bancario tradizionale rischia di essere rivoluzionato anche in Italia grazie alle molte Startup nostrane sempre più attente ed interessate al mondo della tecnologia applicata alla finanza, ribattezzata “FINTECH”.

 

Tra queste, spicca in termini di innovazione l’ormai nota Startup italiana che consente, grazie all’omonima applicazione per Android, iOs e Windows Phone, di inviare soldi da uno smartphone all’altro senza dover dipendere dalle tempistiche e dalla lungaggine del sistema bancario, ed i cui poco più che trentenni fondatori, Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta, hanno già raccolto finanziamenti fino a 5,5 milioni di euro.

Parliamo di Satispay, l’ideatrice di questa app gratuita grazie alla quale, con la semplice iscrizione e l’inserimento del proprio Iban, è possibile “costringere” la propria banca ad autorizzare le transazioni dal conto al portafoglio elettronico, restando poi ogni spostamento di denaro, in tempo reale, a carico di Satispay, senza alcun onere per l’utente che avrà solo da scegliere la somma da caricare sull’app. Settimanalmente peraltro, non avendo interesse l’utente a lasciare il denaro nel portafoglio elettronico, l’app si fa anche carico del trasferimento della cifra sul conto originario.

Gli introiti sono legati esclusivamente ai 20 centesimi che si pagano per ogni transazione superiore ai 10 euro ma, Dalmasso, conta di raggiungere in soli 3 anni quel mezzo milione di utenti che, facendo almeno un paio di acquisti a settimana, riescano a garantire la sostenibilità economica.

 

Satispay, però, non è la sola: ad affiancarla nel nostro Paese c’è 2Pay, app mobile per dispositivi iOs e Android che una volta scaricata consente, attraverso la registrazione, di effettuare trasferimenti di denaro in tempo reale, in modo semplice e a costo zero, utilizzando un Iban 2Pay certificato e rilasciato dall’Istituto di Moneta Elettronica (autorizzato e vigilato dalla Banca d’Italia), che coincide con il numero di cellulare. Un modello del tutto svincolato sia da intermediari che da supporti di pagamento fisici e per di più idoneo ad ovviare allo sgradito obbligo di inserire i propri dati sensibili in Rete.

Oltre ai consumatori, a carico dei quali non sono previsti oneri di commissione, anche i commercianti che adotteranno l’app come canale digitale aggiuntivo, potranno beneficiarne in termini di aumento delle proprie vendite online, scontando un addebito di soli 2 centesimi per operazione.

Senza contare che, per “aumentare la fidelizzazione del cliente e di conseguenza le vendite” – afferma l’AD Daniele Bernardi – è stato previsto un meccanismo per cui una percentuale sull’importo speso per ogni acquisto effettuato utilizzando 2Pay, venga immediatamente accreditata sul conto stesso. Ed un cashback extra potrebbe esser previsto anche per gli utenti che condividono sui social l’esperienza d’acquisto, assicurando in tal modo maggiore visibilità al merchant.

Proprio questo sistema di cashback, insieme al modello di scontistica flessibile legato agli acquisti effettuati nei negozi dei merchant (sui quali, per le operazioni promozionali andate a buon fine, 2Pay riceverà un fee dell’1%), sarà il motore commerciale della app, il cui obiettivo, in sostanza, è quello di sostituirsi alle piattaforme di pagamento elettronico arrivando a 50mila conti attivi entro fine 2015.

 

Il mondo delle banche non è tuttavia rimasto a guardare: per volontà o per necessità, ha elaborato una risposta denominata Jiffy, un’applicazione che, come le precedenti, consente il trasferimento di denaro in tempo reale dallo smartphone ai propri contatti associando il codice Iban del conto al numero di telefono.

Elaborata e sviluppata da Sia, l’applicazione in questione, ha quale reale obiettivo quello di diventare uno standard per il trasferimento di denaro di tutte le banche europee, assicurando, in aggiunta ai modelli già sviluppati altrove, la sicurezza delle transazioni che di fatto si svolgerebbero su piattaforme interbancarie certificate.

Commercializzata, ad oggi, soltanto da Ubi Banca, essa si colloca in un progetto che ha già raccolto adesioni da oltre dieci istituti bancari italiani, i quali, nel corso dei prossimi mesi, dovrebbero mettere a disposizione le loro app in grado di dialogare con quelle degli altri.