È allarme liti giudiziali da Superbonus

D’ora in poi si potranno completare solo le operazioni di cessione del credito e sconto in fattura già in corso.
Banche e intermediari finanziari si preparano a bloccare gli acquisti di crediti, come annunciato dall’Associazione bancaria italiana (Abi), per l’effetto di una normativa inserita nella conversione in legge del testo che vieta alle banche, agli intermediari finanziari e alle assicurazioni di compensare tutti i crediti fiscali con debiti contributivi e previdenziali a partire dal 2025.
Tra le oltre 40 modifiche legislative intervenute in quattro anni in materia di Superbonus, quelle di maggior impatto sociale ed economico attengono al cd. "Spalma-detrazioni" per le spese del Superbonus sostenute nel 2024 da ripartire retroattivamente in dieci anni e non più in quattro.
Secondo una stima Associazione nazionale costruttori edili (Ance) saranno interessati almeno 16 miliardi di cantieri aperti e i professionisti che hanno prestato le loro attività e che per la mancata liquidità non vedranno corrispondersi i compensi.ùÈ probabile che si crei un’ulteriore ondata di esodati da Superbonus, di contenziosi e di risoluzioni di contratti già conclusi. I problemi, infatti, non riguardano soltanto le criticità possibili nei rapporti tra imprese e committenti ma anche tra istituti di credito o intermediari e chi ha intenzione di cedere i crediti.
A titolo esemplificativo, uno degli scenari a rischio è quello di chi ha un cantiere con Superbonus in corso, avviato lo scorso anno, da chiudere con lavori pagati nel 2024, per il quale ha già concluso un contratto con un soggetto che a sua volta si è impegnato a comprare i bonus. Senza la nuova legge, il cantiere avrebbe potuto procedere e le agevolazioni sarebbero state comprate a un prezzo già concordato tra le parti e legato al recupero in quattro anni. Con lo Spalma-crediti, i bonus diventeranno rateizzabili in dieci anni e, quindi, andranno comprati a un prezzo differente, più basso di circa il 15%.
Oltre a svalutare i crediti nei bilanci delle banche, questo taglio si tradurrà in uno stravolgimento degli adempimenti previsti originariamente dal contratto, con effetti difficili da prevedere.
I contratti potranno essere modificati, oppure potranno essere risolti, a causa di una modifica sostanziale del contesto nel quale era stato inizialmente sottoscritto.
I titolari dei crediti si troveranno con sconti fiscali di difficile smaltimento o di cessione terzi.
È facile pronosticare un rapido svuotamento del mercato dei compratori di crediti fiscali, causato dalle incertezze del contesto di regole.
Chi vorrà effettuare cessioni rischia di trovarsi senza interlocutori e senza possibilità di utilizzare gli sconti. Solo chi avrà un’adeguata capienza fiscale potrà ricorrere all’alternativa dell’utilizzo dei crediti maturati in detrazione, ma senza più la possibilità di monetizzare immediatamente e dovendo aspettare la dichiarazione dei redditi e quella degli anni successivi.
Lo scenario va ad aggiungersi alle cause scatenanti le liti in materia che ora andranno ad acuirsi: continuo mutamento della normativa, aumento dei prezzi di materiali, cd. “crediti incagliati”, blocco dei cantieri, lavori non terminati, professionisti coinvolti non pagati, controlli dell’Agenzia delle Entrate.