Studi legali: effervescenza legal tech ma innovazione ancora timida

Il quadro di legal innovation che emerge alla ripresa delle attività è positivo, grazie ai “grandi” studi e a quelli piccolissimi, specializzati e digitalizzati

Legal tech vibe! Nonostante il Covid-19, la ripresa autunnale vede il mondo della legal innovation in fermento. Saranno anche numeri piccoli, ma agguerriti. Sotto il profilo delle più tradizionali law firm, il panorama invece è ancora timido. L’Osservatorio Professionisti e Innovazione digitale ci dice infatti che il livello di investimento in innovazione negli studi legali è il più basso nel confronto con le altre professioni. Con l’eccezione dei “grandi” studi e dei piccolissimi, specializzati e digitalizzati. Una conferma di quello che Avv4.0 ha sempre sostenuto: la digitalizzazione aiuta il business. Nell’articolo troverete nuovi spunti, spero di vostro interesse. Buona lettura!

Slidinglife è entrata nel programma di incubazione di Digital magics; grandi annunci per Fleap il software per l’erogazione e lo scambio di token digitali che rappresentano asset finanziari, mobili o immobili; Di facile punta al recupero crediti automatizzato. Gli ambassador in Italia di Elta promuovono una call for legal tech e varano un portale legal tech per l’analisi e la recensione di tool.

Se il buon giorno si vede dal mattino, per la legal innovation l’autunno è partito vivace.

Ma ci sono da segnalare anche novità da parte dei “grossi”. Accenture, racconta Legalcommunity, punta sul legal design (ma siamo ancora all’annuncio) e Dla Piper ha messo a punto un tool di assessment per l’invio dei dati oltre Ue dopo la sentenza Shrems II.

Considerati i numeri ancora ristretti delle legal tech in Italia (in Avvocato 4.0 la prima mappa completa qui: Legal tech Italia: avanti piano, nel mercato e nelle law firm) non c’è dubbio che queste iniziative facciamo “massa” e segnalino una certa vivacità nonostante (o forse occorrerebbe dire a causa) del Covid-19.

Nel contempo però, la propensione ad investire in ICT negli studi legali, ci racconta l’Osservatorio Professionisti e Innovazione digitale del Politecnico di Milano, è veramente molto bassa.

Sommario

  • La scossa tettonica nella legal industry
  • Investimenti ICT negli studi legali
  • Legal tech solution: basta che serva al mercato
  • La certezza del diritto 4.0
  • Legal tech vibe

 

La scossa tettonica nella legal industry

Siamo alla vigilia di una scossa tettonica che contribuirà definitivamente a ridisegnare il reticolato della legal industry, tra grandi studi e piccoli studi molto digitalizzati in rampa di lancio verso il futuro; e una buona parte degli altri in fase di spegnimento?

Ovviamente non è possibile dare una risposta netta ma alcuni dati vale la pena di segnalarli.

  1. che la spesa in ICT degli studi legali è di gran lunga inferiore a quella investita in altre tipologie di studi professionali (Polimi);
  2. che gli aspetti organizzativi (Mancanza di una strategia tecnologica generale; Una cultura che teme il cambiamento; Mancanza di processi di Change Management; Difficoltà nel modificare i flussi di lavoro; Resistenza al cambiamento da parte della leadership) sono le principali cause di resistenza alla innovazione nelle law firm (WKI Il futuro delle professioni legali);
  3. ci fa piacere apprendere che alla luce di un confronto europeo condotto dall’Osservatorio professionisti e innovazione digitale sul comportamento delle professioni economico- giuridiche dei tre paesi più vicini (Italia, Francia e Spagna) in relazione a due ambiti di innovazione quali il knowledge management e lo smart working, è emerso che l’’Italia è messa meglio a livello di consapevolezza e di approccio strategico, anche con un certo distacco;
  4. che il Competive index messo a punto dall’Osservatorio ci dice che “gli avvocati, nonostante esprimano casi di eccellenza soprattutto fra gli studi più grandi e quelli piccoli molto specializzati su un settore, e un buon punteggio nell’ambito Innovazione, mediamente risultano i meno competitivi in tutti i cluster, tranne nel gruppo dei “Fragili” dove il fanalino di coda sono i consulenti del lavoro”.

 

Investimenti ICT negli studi legali

Nel 2019 la spesa ICT di avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro ha raggiunto un valore di 1,497 miliardi di euro, in crescita del 18% rispetto all’anno precedente, trainata soprattutto dagli obblighi della fattura elettronica e del registro dei corrispettivi telematici, ma anche dalla crescente diffusione della cultura digitale all’interno degli studi. Nonostante le difficoltà dell’emergenza Covid, le stime per il 2020 indicano un’ulteriore crescita degli investimenti digitali di almeno il 4,8%, con il 30% degli studi che prevede un incremento del budget ICT, e una spesa complessiva pari a 1,569 miliardi di euro. Gli avvocati investono decisamente meno delle altre categoria professionali avvocati (6.700 euro contro i commercialisti (11.500 euro), consulenti del lavoro (8.900 euro e gli oltre 22mile degli studi multidisciplinari) ). Nel 2020 il budget non diminuirà, semmai aumenterà. Fra gli studi che prevedono un incremento, il 16% destinerà fino a un 20% di risorse in più, il 9% fino al 50% e il 5% le aumenterà di oltre il 50%.

Le tecnologie più diffuse sono la firma elettronica, utilizzata dal 98% degli studi legali e multidisciplinari e dal 96% di commercialisti e consulenti del lavoro, e la firma digitale remota (78% degli avvocati, 90% dei commercialisti, 79% dei consulenti del lavoro e 93% dei multidisciplinari). I professionisti con la maggior presenza online sono i legali: il 71% che ha un sito web, il 60% ha almeno un canale social, il 6% usa forum, blog o social network aziendali interni. Seguono gli studi multidisciplinari, fra i quali il 63% ha un sito web, il 57% una pagina social, nell’11% è presente un forum, un blog o un social network aziendale. Più limitata la presenza sul web di commercialisti e consulenti del lavoro, che hanno un sito web rispettivamente nel 54% e 41% dei casi, solo il 47% e il 46% hanno attivato un canale social media e appena il 5% e il 3% usano blog, forum e social network aziendali interni.

Ancora marginale la diffusione di tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale (impiegata dal 9% dei legali, dall’8% dei commercialisti, dal 10% dei consulenti del lavoro e dal 14% degli studi multidisciplinari) e della blockchain (presente solo nel 2% degli studi legali e multidisciplinari e nell’1% dei commercialisti).

Legal tech solution: basta che serva al mercato

Se questa è la situazione nelle law firm, il fronte legal tech è effervescente.

La scorsa settimana abbiamo parlato di Trakti (leggi Legal smart contracts: i consigli di Avvocato 4.0). Nel frattempo è stata rilanciata sui media la notizia (di primavera scorsa, in verità) della start up Sandbox che innova nel settore della governance societaria sotto diversi profili: con l’erogazione e lo scambio di token digitali che rappresentano asset finanziari di difficile liquidabilità, mobili o immobili; con l'interazione tra i sottoscrittori e la società stessa che permetterà, fra l'altro di gestire gli strumenti finanziari partecipativi, di verificare in ogni tempo l'ammontare degli strumenti sottoscritti nonché di inviare e ricevere comunicazioni e notifiche previste dallo statuto della società e dal regolamento stesso e con la digitalizzazione degli atti societari (atti notarili decisioni del cda etc). Tutto sul protocollo blockchain Hyperledgere nel prodotto Fleap.

L’approccio operativo di pronto uso distingue anche l’ultima iniziativa legal tech di Dla Piper per valutare l’adeguatezza dei trasferimenti di dati extra SEE dopo la sentenza Schrems II della Corte di Giustizia UE, che non solo ha invalidato il Privacy Shield, cioè l’accordo USA-UE per i trasferimento di dati personali ma ha definito criteri e limiti molto stringenti all’utilizzo delle Clausole Contrattuali Standard (le SCCs) e degli altri strumenti disponibili per il trasferimento dei dati personali non solo negli Stati Uniti, ma in qualsiasi altro Paese al di fuori dello Spazio economico europeo. Dla Piper, per iniziativa di con Giulio Coraggio, ha predisposto una metodologia standardizzata che permette alle società di fare un assessment e provare l’adeguatezza del trasferimento dei dati personali al di fuori dello SEE, basandosi sulla Guida del Garante tedesco post sentenza e non solo. Per la parte che qui interessa, la metodologia prevede anche un sistema “legal tech” basato su criteri di scoring, per valutare una quantità considerevole di contratti in un breve lasso di tempo, generando un report.

Slindinglife, il progetto di Massimiliano Arena che propone il management delle separazioni tra coniugi e il parenting tramite canali telematici, sta lavorando ad un aumento di capitale che dovrebbe proiettarla sul mercato Ue. L’ingresso nel round del primo semestre 2020 di Digital Magics è un “segnale” positivo, oltre che di soddisfazione per il CEO. La road map prevede, da qui a tre anni, di irrobustire tutti i prodotti del progetto (video consulenze- separazioni on-line e parenting per la gestione dei minori) e espandersi nel mercato europeo, anche aprendo al mercato BtoB.

La certezza del diritto 4.0

Sia Trakti, che Fleap, che il tool di Dla Piper che Slidinglife sono operazioni (ciascuna nel suo genere) che uniscono un bisogno giuridico attuale e concreto ad una soluzione eseguita attraverso strumenti di legal innovation: un circolo virtuoso tra problema e soluzione che attinge ad una strumentazione diversa rispetto a quella tradizionale di carta e penna. Ma che preserva l’asset principale del rapporto tra avvocato e cliente, ossia la “fiducia”. Non a caso molte di queste applicazioni iniziano a ragionare su come includere nell’architettura di progetto blockchain e smart contracts.

Legal tech vibe

Dagli ambassador d Elta (European Legal Tech Association), Nicolino Gentile e Silvano Lorusso, arrivano due notizie: la prima è l’avvio della survey start up legale tech che Elta sta conducendo in tutti i paesi Ue in cui è rappresentata; la seconda, tutta italiana, è il varo di un portale dedicato, tra le altre cose, ad una Legal tech Academy come incubatore ad hoc per start up legal tech ed alla recensione di tool legal tech.Partner del portale sono Ekta, Ulixes capital partners, Blb studio legale e Safepls. Due iniziative che in effetti vanno a coprire un vuoto, e che ci auguriamo siano sviluppate con criteri di imparzialità e tecnicalità.

Intanto Kopjra, la legal tech di Tommaso Grotto, sta promuovendo la nuova edizione del Legal tech forum, che si svolgerà a novembre on line con eventi pre registrati.

(Altalex, 05/10/2020, Articolo di Claudia Morelli)