L’identità digitale è tutto ciò che siamo quando usiamo servizi digitali. Attraverso “l’autenticazione” si costituisce un’identità virtuale che consente di porre in essere tutto quello che un’identità fisica e presenziale è in grado di fare nel mondo reale.

 

Dopo aver espresso la volontà di essere qualcuno, attraverso l’autenticazione, possiamo esprimere anche la volontà di aderire a qualcosa, attraverso la sottoscrizione.

 

Nel mondo del web, quindi, noi possiamo essere, e possiamo volere.

 

In questo scenario si fanno spazio problemi e questioni sia di natura tecnica, sia di natura etica.

 

In che modo il quadro normativo consente di soddisfare questa necessità di identità virtuale? Chi siamo, quando ci autentichiamo e sottoscriviamo? L’identità digitale si discosta da quella identità tradizionalmente basata sull’apparenza dell’individuo e sui suoi comportamenti?

 

Se, da un lato, un individuo può avere un certo grado di controllo sulla rappresentazione pubblica della sua identità personale, la costituzione di un’identità digitale può essere invece impostata e basata su dati e algoritmi che possono talvolta sfuggire al suo controllo.