Dichiarazione dei diritti di Internet: istruzioni per l’uso dall’AGCM

Lo scorso 12 gennaio, la Commissione per i diritti e i doveri in Internet si è riunita per le audizioni del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, dell'Autorita' garante della concorrenza e del mercato, Giovanni Pitruzzella, e dell'Autorita' garante per le comunicazioni, Angelo Marcello Cardani.

In questo contesto, merita particolare attenzione lo scrupoloso intervento reso dal Presidente AGCM, Prof. Giovanni Pitruzzella, in merito alla “Dichiarazione dei diritti di Internet” (di seguito, per brevità, “la Dichiarazione”), elaborata lo scorso 13 ottobre 2014 e meglio nota come “Magna Charta del Web”.

Le ragioni alla base di questo atto di fondamentale importanza e innovazione devono ricercarsi – ricorda il Presidente – nella necessità di guardare la realtà digitale, ormai pienamente inserita ed etero-integrata nel tessuto sociale italiano ed europeo. Il nostro sistema, in proposito, è stato – sino al 13 ottobre – dominato dai retaggi che riconoscevano meritevoli di tutela i soli diritti fondamentali di stampo ed elaborazione tradizionale; retaggi inaccettabili, dato l’orientamento, espresso dalla Consulta fin dagli anni Settanta, teso a considerare i “diritti inviolabili” di cui all’art. 2 Cost. come un concetto aperto e in fieri.

Ma anche facendo leva sul carattere aperto dell’art. 2 Cost. si perverrebbe a un risultato insufficiente: l’esegesi per via analogica darebbe adito a incertezze che, invece, il riconoscimento per tabulas dei diritti di Internet si propone di eliminare.

Il testo della Magna Charta del Web si compone di 14 articoli, tre dei quali il Presidente, in sede di audizione, ha considerato meritevoli di approfondimento per via delle implicazioni con le tematiche antitrust; si tratta del diritto di accesso (art. 2), il principio di neutralità della rete (art. 3) e i diritti e le garanzie sulle piattaforme (art. 11).

Il diritto di accesso viene inteso sotto due profili: il primo, legato alla possibilità di collegamento alla rete e il secondo, connesso alla libertà di scelta per quanto attiene ai sistemi operativi, software e applicazioni.

L’accesso è un principio che, da sempre, costituisce corollario del principio di eguaglianza, il cui riconoscimento va affermato anche in ambito digitale.  Il punto di partenza è la disponibilità e diffusione, sull’intero territorio nazionale, di reti a banda larga di base, fisse e mobili: l’Italia, purtroppo, è ancora segnata da una discreta divaricazione della forbice digitale, tale che – come riportato dalla Digital Scoreboard – solo il 44% delle famiglie dispone di una connessione a Internet a banda larga e il 34% non ha mai utilizzato internet. Le cause, secondo il Presidente, vanno individuate nella carenza di competenza informatica e nello scarso interesse per i servizi fruibili tramite Internet. Il rimedio si trova all’interno della stessa Dichiarazione, segnatamente all’art. 13 rubricato “Diritto all’educazione”: “la dimensione culturale ed educativa di Internet costituisce elemento essenziale per garantire l’effettività del diritto di accesso”; promotori e fautori del dovere educativo sono le istituzioni pubbliche.

Oltre a questa dimensione, di natura sociale e politica, il diritto di accesso richiede l’interoperabilità tra le piattaforme tecnologiche e i prodotti, servizi e contenuti disponibili sul web: il riferimento è a tutti quei gestori di sistemi operativi che limitano la compatibilità dei servizi in ragione, ad esempio, del software installato (v. istruttoria AGCM, Argo-Axios Italia Service S.r.l.). La soluzione, qui, è in mano alle capacità di un enforcement antitrust, al quale il Presidente si dichiara pronto, invitando le imprese ad adottare, nell’elaborazione dei propri software gestionali, delle procedure in grado di consentire l’utilizzo di dati anche da parte di altri operatori.

Altro principio su cui si è incentrata l’audizione è la neutralità della rete, madre dell’innovazione nei servizi e nelle applicazioni nonché dello sviluppo delle infrastrutture di rete a banda ultra-larga. Una conferma di questi legami è stata data dalla Corte di Appello della Columbia sull’Open Internet Order della Commissione Federale, che ha riconosciuto come la neutralità della rete stimoli l’investimento, che a sua volta costituisce leva sulla domanda degli utenti finali per le connessioni a Internet, reale e finale motore della concorrenza nel settore delle telecomunicazioni.

La concorrenza, tuttavia, oltre che essere viva deve, ancor prima, essere sana e improntata a principi di correttezza e trasparenza: la domanda del consumatore dipende anche dalla fiducia che è in grado di riporre negli operatori digitali. Molto spesso questa fiducia è minata da una scarsa chiarezza circa le condizioni a cui viene fornito il bene o il servizio, sulla base di contratti a distanza. Si può pensare ai vari provvedimenti che l’AGCM ha dovuto assumere riguardo la scorretta indicazione del prezzo complessivo: molte compagnie presentano un prezzo base, apparentemente conveniente, che, con il procedere della navigazione, aumenta senza che il consumatore possa rendersene conto, se non a transazione eseguita. Simili pratiche, oltre a quelle di vendita di prodotti contraffatti sul mercato web, non solo minano la “sana” concorrenza ma altresì impediscono la ripresa economica del Paese: quest’ultima dipende, in larga misura, anche dalla fiducia del consumatore nelle transazioni on-line e nei mezzi di pagamento elettronici, da improntarsi a una maggiore trasparenza.

L’esame finora condotto sulla Dichiarazione e sulla lettura data dal Presidente AGCM rivela il progresso cui il Paese sta mirando, nel riconoscere diritti e garanzie anche nel mondo digitale, ma anche il radicamento, nella coscienza sociale di cui l’Autorità si fa portavoce, di una forte diffidenza verso i meccanismi che regolano Internet e i suoi contenuti.

Con un approccio critico non può che sottolinearsi la necessità di un ruolo più forte da parte delle Istituzioni, chiamate ad adottare politiche di sostegno della domanda, così da rendere effettivo quello che oggi è espressamente riconosciuto come un diritto: la fruizione del Web in condizioni di coscienza, parità ed eguaglianza.

Questo diritto ancora embrionale, per quanto già nato sulla carta e qualificato ‘fondamentale’, deve divenire tale e così qualificabile da parte dei cittadini anche nella realtà: maggiore sicurezza e armonia, rispetto agli altri diritti della persona, consentiranno di fondare una coscienza e identificazione sociale digitale.

Non dimentichiamo che il nostro Paese è culla della democrazia e, come recita il preambolo della Dichiarazione: “Internet () è uno strumento essenziale per promuovere la partecipazione individuale e collettiva ai processi democratici e leguaglianza sostanziale”.

Dott.ssa Paola Perinu