Il timore delle imprese per le restrizioni del Great Firewall: rete sotto controllo

Sono sempre maggiori le aziende europee interessate a puntare sull’e-commerce: innumerevoli i vantaggi, di cui speditezza ed efficienza sono solo i primi. In realtà ci sarebbe un altro grande vantaggio, dato dall’assenza di frontiere e dall’indefinita capacità di espansione: ma non è proprio così.

Si è detto e si dice che la Cina sia la nuova frontiera del commercio elettronico: 307 miliardi nel 2013, e 440 nel 2014, secondo le stime riportate da Forrester. Eppure, a livello europeo, sono forti le preoccupazioni che le imprese europee non riescano a sfruttare queste potenzialità e entrare nel giro d’affari cinese: salvo che non escano dalla Grande Muraglia, è chiaro.

Non si parla, tuttavia, di quella che nel 2007 è stata annoverata tra le sette meraviglie del mondo, ma piuttosto della manovra sovrana attuata dal Partito Comunista Cinese nel 1996 al fine di controllare il flusso d’informazioni via web nel Paese.

Nello specifico, si tratta di un internet, o meglio un intranet, nazionale in cui è possibile creare dei blog, chattare, ascoltare musica, fare acquisti ma solo da, per e con il placet del Partito: Gmail, Yahoo, Intel e, in generale, tutto ciò che non è di origine cinese è escluso.

Se tale manovra, di stampo protezionistico, venisse applicata solo alle aziende cinesi, destinate a operare limitatamente al proprio territorio, non si creerebbero particolari problemi, salve critiche e censure degli outsider: il problema, tuttavia, sta proprio nel fatto che a esserne coinvolte sono anche le aziende italiane che operano sul territorio cinese.

I dati trattati da queste aziende devono essere conservati in server localizzati nel territorio della Repubblica Popolare Cinese, e i codici sorgente devono essere accessibili al Governo: chiaro, dunque, che la privacy è del tutto assente, in quanto il Governo è così in grado di accedere a dati riservati, nonché a monitorare il loro trasferimento o la loro ricezione da/a dispositivi altrui, anche situati al di fuori del territorio cinese.

Il prezzo da pagare per una maggiore riservatezza è l’esclusione dalla rete commerciale della Cina: come dire, camminare senza gambe. Ad avvertire il rischio di tale preclusione, di recente, è un comunicato della Camera di Commercio Europea, nel quale è stata conclamata la creazione - rectius, l’imposizione - d’insormontabili (come suggerito dallo stesso nome, Muraglia) barriere di ingresso sul mercato cinese.

Jorg Wuttke, Presidente della Camera di Commercio Europea, ha sottolineato che la sovranità sulla rete, esercitata dal Partito, colpirà le stesse aziende cinesi. Chiaro, difatti, che la deviazione dei dati su tutte quelle piattaforme o strumenti web localizzati nella Repubblica Popolare causa rallentamenti nella navigazione e nell’efficienza di quanto si svolge in rete. Di questo avviso anche le start up, i cui “addetti ai lavori” lamentano un tempo di lavoro eccessivo, in quanto quel che in internet dovrebbe avvenire, normalmente, alla velocità della luce, si dilata in qualche minuto.

Da queste accuse, a livello europeo, si difende la portavoce del Ministero degli Esteri, Hua Chunying, citando i dati del rapporto ONU, che rivelano il primato della Cina quale meta degli investimenti esteri nel 2014.

Per chi svolge attività di assistenza legale alle imprese, rivolte al mercato cinese, diventa difficile coniugare la necessità di privacy e riservatezza con le potenzialità che offre la Cina, seconda potenza economica mondiale.

I problemi sono stati riscontrati anche sotto il profilo del marketing e della comunicazione: il Partito blocca l’accesso da postazioni VPN (Virtual Private Network) ai social, quali Facebook, Twitter, Youtube che per molte aziende sono alimentatori dell’avviamento.

Attualmente, l’unica via di uscita è l’obbedienza alle pretese sovrane, come ha fatto la Apple lo scorso gennaio: ciò che non è chiaro, tuttavia, è il perché debba incontrare preclusioni anche l’operatore straniero che in Cina produce, e porta, ricchezza.

Paola Perinu

BLB - Benedetti Lorusso Benedetti Studio Legale