La rideterminazione dei canoni per le concessioni demaniali marittime: che fare?

Negli ultimi tempi si sente sempre più frequentemente parlare dell’istituto delle concessioni demaniali marittime e delle richieste di rideterminazione dei canoni.

Come noto, la legge Finanziaria per l’anno 2007 - Legge n° 296 del 2006 -, ai commi da 249 a 256 del suo primo ed unico articolo, ha ridefinito sia i canoni di concessione - aumentandone cospicuamente l’ammontare - che una serie di regole sulla gestione del demanio marittimo dato in concessione ai privati per finalità turistico - ricreative (essenzialmente, per gli stabilimenti balneari).

Quantunque la stessa Consulta - sin dalla sentenza n. 302/2010 - abbia a più riprese ritenuto legittimo l’intervento statuale di modifica dell’ammontare del canone demaniale in corso di rapporto concessorio - non considerando violato il principio del legittimo affidamento dei concessionari e ritenendo, in estrema sintesi, preminenti le ragioni di bilancio volte a garantire maggiori entrate per lo Stato applicando canoni più vicini agli affitti pagati tra privati -, gli operatori del settore paiono ancora oggi nutrire un certo grado di diffidenza nei confronti di una controparte - lo Stato - che in costanza di rapporto ha unilateralmente cambiato le regole del giuoco, senza offrire nulla in contropartita.

È in un siffatto contesto di diffuso scetticismo, che si innestano le ormai frequentissime richieste di rideterminazione dei canoni demaniali, incentivate dal passaparola, da note di introito comunali spesse volte formulate in modo sintetico e senza specifica enucleazione dei criteri di calcolo, nonché dall’elevato grado di tecnicismo della materia che, avvincendo profili di diritto amministrativo, diritto civile, diritto della navigazione e finanche contabili, appaiono agli occhi dei concessionari un inestricabile ginepraio suscettivo di accertamento giudiziale.

Le contestazioni più frequenti involgono la violazione delle disposizioni di cui all’art. 1, comma 250 e ss. della citata Legge 296/2006 e, in particolare, la non corretta applicazione da parte dei Comuni dei litorali dei valori O.M.I. per il settore commerciale in luogo dei valori O.M.I. riferibili al settore terziario, specie laddove allo stabilimento balneare risulti annessa l’attività di bar-ristorazione. E ancora, ricorrente è la doglianza circa l’erronea applicazione dei valori O.M.I. relativi alle cosiddette pertinenze demaniali - ex art. 29 Codice della Navigazione - costruite sull’area demaniale, sulla scorta dell’assunto del di loro mancato acquisto da parte dello Stato - ossia della mancata verificazione dell’ipotesi di accessione gratuita in favore dello Stato ex art. 49 del Codice della Navigazione -, per non essersi mai verificato un avvicendamento nella gestione economica della porzione di demanio marittimo concesso in gestione. La materia presenta insidie anche dal punto di vista processuale, in cui sottile è la linea di demarcazione tra spettro cognitivo del giudice ordinario e potestas iudicandi del giudice amministrativo.

Ed è proprio in subiecta materia, qui semplicemente profilata nei suoi tratti essenziali, che BLB Studio Legale, per il tramite del proprio Dipartimento interno di Diritto Amministrativo, capitanato dall’Avv. Mario Benedetti, ha maturato un elevato grado di expertise, soddisfacendo l’esigenza di garantire un affidabile supporto legale nei confronti di chi - come i Comuni dei litorali e i titolari di stabilimenti balneari - risulta destinatario di una pletora di stringenti vincoli imposti dalla composita regolamentazione di settore.