IN DIRETTA DA BLB ASIA DESK: investitori cinesi sempre più a caccia di know-how in Occidente

Nel novembre scorso Pechino, preoccupata per le sorti dello Yuan, ha imposto misure dirette a frenare gli investimenti all’estero, spesso troppo rischiosi e conclusi in assenza di adeguate due diligence, almeno a giudizio della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme.

Nel 2016 la fuga di capitali cinesi è cresciuta del 114% sul volume complessivo degli investimenti in uscita rispetto all’anno precedente, per un totale di 208,6 miliardi di dollari investiti in Europa ed in Nord America (con un aumento, rispettivamente, del 201% e del 412% rispetto al 2015). Sebbene, per ora, la curva non sembri mutare tendenza, il focus si sposta su nuove industry: le imprese cinesi, tanto private quanto a partecipazione statale, si interessano ora alle aziende più forti del comparto tecnologia, robotica e fintech. Il vero ritorno atteso? Acquistare nuovo know-how commerciale e tecnologico da importare in patria. Forse quest’ottica permetterà agli interessi di business e governativi di trovare un punto di accordo. Quel che è certo, però, è che alcuni Paesi europei, tra cui la Germania, si interrogano con crescente preoccupazione circa i possibili rischi dettati da una presenza così pervasiva nell’economia domestica, tanto in termini di mutati assetti quanto in termini di riservatezza delle informazioni societarie e dei segreti industriali.