La proposta di riforma del diritto d’asilo in Italia

Il ministro della giustizia Andrea Orlando il 21 giugno ha anticipato una proposta del governo per riformare la legge sul diritto d’asilo in Italia.

Il diritto d’asilo è tutelato in Italia dall’articolo 10 della costituzione: Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Da gennaio a maggio 2016 sono stati presentati 15.008 ricorsi da parte di richiedenti asilo: l'organo amministrativo preposto, ossia la commissione territoriale, ha però negato la protezione internazionale. La durata dei procedimenti di primo grado è in media di sei mesi e, per snellire ulteriormente la procedura,  il governo sta vagliando per l'appunto un disegno di legge di riforma. 

Punti focali della riforma sono:

  1. La creazione di tribunali di primo grado specializzati in richieste d' asilo;
  2. Il rafforzamento, tramite assunzione di nuovo personale, degli uffici che si occupano delle richieste d’asilo;
  3. La soppressione del grado di appello contro la decisione di primo grado del tribunale;
  4. Il “rito sommario di cognizione” verrà sostituito da un rito camerale senza udienza, dove il giudice visionerà la videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale.

 

Sono molti i dubbi che questa proposta di riforma solleva: ad esempio, l'eliminazione dell'udienza renderebbe impossibile per il giudice di primo grado esaminare dal vivo la richiesta del richiedente asilo, poiché la riforma prevede solo l'utilizzo di una videoregistrazione: non vi sarebbe alcuna possibilità né di ascoltare il richiedente asilo, né di porgli delle domande per poter meglio analizzare la sua delicata situazione.

L'abolizione dell'appello, poi, affiderebbe al giudice di primo grado un'enorme responsabilità decisionale, eliminando un secondo grado di giudizio. 

Il tutto, inoltre, porterebbe alla creazione di un diritto “speciale” per gli stranieri, con un diverso trattamento riservato loro rispetto ai cittadini italiani.